Email: il classico che reinventa continuamente la comunicazione

La posta elettronica (email) rimane una delle leve più potenti per gli ETS... a condizione che sia pertinente. Perché è ora di abbandonare la vecchia comunicazione cartacea e sfruttare il potenziale di una newsletter strutturata. Design mobile-first, messaggio chiaro, IA ben dosata e automazioni utili: scopri come trasformare ogni invio in una relazione duratura e in un impatto concreto.
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Questo articolo si basa sugli insegnamenti condivisi da Isabel, di Cakemail, partner di Yapla, specializzata in strategia email e automazione marketing. Dalla sua esperienza sul campo con organizzazioni e comunità, abbiamo distillato pratiche semplici e attuali per aiutare gli ETS a fare dell'email una vera leva di relazione, coinvolgimento e impatto.

Vuoi smettere di “mandare qualche mail ogni tanto” e iniziare a usare davvero l’email marketing per la tua associazione? ️

Secondo il Report "Terzo Settore & Digitale" di Italia non Profit e For non profit, più del 56% degli enti non profit in Italia si sente poco preparato su questo tema. E intanto succede una cosa molto semplice (e molto costosa): si perde tempo, si lavora “a intuito” e si rischia di rovinare dati e relazioni che valgono oro.

In questo webinar vedremo perché l’email marketing non è più un “nice to have”, ma uno strumento indispensabile per far crescere la tua comunità senza disperdere energie… e senza fare errori che poi si pagano cari.

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1. L'email come strumento di relazione (non come rumore di fondo)

In un mondo saturo di messaggi, il vero potere dell'email si gioca sulla pertinenza. Quando miriamo meglio, automatizziamo in modo intelligente e creiamo un'aspettativa con ciò che l'email apporta (piuttosto che con ciò che richiede), essa diventa uno strumento di relazione duratura anziché un flusso di informazioni indesiderate.

Un'email ben pensata non interrompe: accompagna. E soprattutto, solidifica il legame tra un'organizzazione e i suoi soci. È un canale intimo, atteso, e ancora ampiamente sottoutilizzato da molti ETS... spesso perché lo trattiamo come un cartellone pubblicitario o un PDF gigante. Spoiler: non è né l'uno né l'altro.

Un’email efficace non è una relazione annuale

Lo vediamo tutti: alcuni messaggi inviati oggi sembrano enciclopedie. Altri sono PDF incollati in un'email, senza link cliccabili, senza gerarchia, senza pause. Il problema non è la passione dietro il contenuto. Il problema è l'attenzione disponibile.

L'email è lo spazio in cui la tua comunità ti permette di entrare. Questo implica una regola semplice: **un'email = un'idea principale**.

Tutto il resto serve quest'idea, o può aspettare l'invio successivo.

Se vuoi approfondire la logica "un'esperienza = un'intenzione chiara", il nostro articolo su come trasformare un evento in leva strategica propone un canovaccio molto simile.

 

2. Comprendere cosa funziona davvero: Clic > Aperture

Molti team monitorano soprattutto i tassi di apertura. È utile, ma imperfetto: l'apertura dipende spesso da un semplice pixel di immagine caricato automaticamente.

Il segnale più affidabile resta il **tasso di clic**. Un clic è un'azione volontaria. È la prova che:

  • l'oggetto ha catturato l'attenzione;
  • il contenuto ha convinto;
  • la call to action era chiara.

Se vogliamo migliorare le nostre comunicazioni, dobbiamo analizzare i clic come una bussola strategica, non un indicatore secondario.

 

3. Design dell'email: pensa prima al mobile

Nel 2025, oltre la metà delle email viene letta su smartphone o tablet. Anche un pubblico più maturo spesso legge tramite tablet. Quindi, se la tua email è bella sul computer ma illeggibile su schermo piccolo... è fallita per almeno il 50% delle persone.

Alcuni principi semplici:

  • testo breve fin dall'inizio del messaggio, visibile senza dover scorrere troppo;
  • immagini ottimizzate per il formato mobile;
  • titoli leggibili e gerarchizzati;
  • pulsanti e link facili da cliccare;
  • versione mobile pensata come una vera esperienza, non come una riduzione automatica della versione desktop.

Il mobile non è un supporto "secondario". A volte è il tuo unico punto di contatto.

Una struttura chiara: identità, idea, azione

Un'email efficace si basa quasi sempre sulla stessa logica:

  • Identità chiara (chi parla?)
  • Contenuto principale (l'idea centrale)
  • Azione principale (Call to action)
  • Eventualmente un contenuto secondario, più discreto
  • Altri punti di contatto (social network, eventi, risorse)

Questa struttura è rassicurante per il lettore. Evita l'effetto "muro di testo". E rende il tuo messaggio leggibile in diagonale, che è esattamente ciò che fa l'essere umano moderno tra due notifiche.

 

4. L'Intelligenza Artificiale: sì, ma non in modalità robot entusiasta

L'IA è uno strumento potente per risparmiare tempo, trovare idee, strutturare un messaggio. Ma c'è una trappola: l'uso eccessivo. Come per ogni innovazione digitale, l'IA dà il suo pieno potenziale quando si inserisce in una postura collettiva e duratura. Se vuoi approfondire, ne parliamo nel nostro articolo sulla cultura dell'innovazione degli ETS.

Quando un'email "suona come l'IA", la fiducia può calare. Il lettore percepisce che nessuno si è veramente preso il tempo di scrivergli. Il risultato: meno attenzione, meno clic, meno coinvolgimento.

Per usare l'IA in modo intelligente:

  • forniscile un briefing preciso (missione, target, tono, esempi esistenti);
  • chiedile le fonti quando fornisce dati o cifre;
  • mantieni il controllo sulla versione finale per preservare la voce umana dell'organizzazione;
  • evita i cliché classici dell'IA: certezze eccessive, avverbi a raffica, formulazioni "magiche".

E per quanto riguarda le immagini, la logica è la stessa: le foto umane, scattate durante le tue attività, valgono spesso 1000 volte più di un'immagine di stock o generata. Lavori con le persone, mostra le persone.

 

5. Pratiche attuali da testare per catturare l'attenzione

L'oggetto della tua email è la tua prima porta d'ingresso. Alcune tendenze interessanti:

  • oggetti molto brevi (2–3 parole) per creare una rottura visiva;
  • personalizzazione intelligente (non solo il nome, ma un'intenzione: "per il tuo settore", "per la tua associazione", "per la tua comunità");
  • psicologia inversa controllata: giocare con l'umorismo o lo stacco ("Troppo tardi... o forse no") per innescare la curiosità. **Attenzione:** è efficace, ma delicato. Da dosare in base al tuo pubblico.

 

6. Mantieni i tuoi contenuti vivi (ed evita i link interrotti)

Le caselle di posta elettronica raggruppano i messaggi per thread. Ciò significa che una vecchia email può essere riaperta mesi dopo. E se il tuo link porta a una pagina 404... l'esperienza crolla.

Il buon riflesso:

  • sostituisci le pagine scadute con una pagina "evento passato + prossima edizione";
  • mantieni i tuoi contenuti accessibili e aggiornati;
  • pensa alla "reperibilità": un'email serve anche a valorizzare tutto ciò che hai già prodotto.

 

7. Moltiplica i punti di contatto per non essere "il parente che ti chiama solo per un favore"

Hai presente l'immagine: quello che non si fa mai sentire se non quando ha bisogno di un prestito o di un favore? Se la nostra comunità ci legge solo quando abbiamo bisogno di una donazione, di un volontario o di un'iscrizione... perdiamo il legame.

L'email è il mezzo ideale per mantenere una relazione regolare:

  • condividi una risorsa utile;
  • rilancia un contenuto social;
  • valorizza un socio;
  • dai notizie concrete sulla missione.

Così, quando arriva il momento di chiedere qualcosa, non partiamo da zero.

 

8. Checklist rapida: le basi di un'email performante

  • Mix equilibrato testo + visuale.
  • Immagini ben proporzionate + testo alternativo (alt text).
  • Paragrafi brevi, pause visive.
  • Una call to action principale chiaramente visibile.
  • Tono caloroso e umano.
  • Versione mobile ottimizzata.
  • Test A/B regolari.
  • Analisi dei clic in via prioritaria.

 

9. Automatizza ciò che deve esserlo (e solo ciò che deve esserlo)

Le email ripetitive e asincrone (conferme, solleciti, sequenze di benvenuto, follow-up post-evento...) sono perfette per l'automazione.

Cosa cambia:

  • meno dimenticanze;
  • più coerenza;
  • un'esperienza socio più fluida;
  • tempo liberato per pensare a contenuti a valore aggiunto.

L'automazione non è un gadget. È un acceleratore di relazione quando è ben pensata.

 

Conclusione

L'email non è affatto un canale superato. Si evolve, si perfeziona e resta uno dei rari spazi in cui la tua organizzazione è attesa.

Quando rispettiamo tre regole semplici, chiarezza, pertinenza, umanità, ogni invio diventa un'opportunità per rafforzare la fiducia, coinvolgere la comunità e sostenere la missione.

In breve: l'email non è un rumore di fondo. È una conversazione. Sta a noi renderla interessante.

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